Al pari della natura, anche l’arte, nelle sue varie manifestazioni e generi, può aiutare ad accorgerci che “le cose esistono” e di coglierne l’unicità e la vocazione.

Quando un’opera è davvero simbolica le cose, da materiale di consumo, diventano materiale per l’immaginazione e permettono di vivere anche in chi le contempla – con uno sguardo altrettanto diffuso e percettivo – l’esperienza intima vissuta dall’artista. Guardare con gli occhi dell’anima significa acquisire lo sguardo intimo, diffuso e paziente con il quale artisti e poeti guardano all’esistenza, ovvero fare quell’esperienza estetica del mondo che genera la loro opera.

Il lavoro proposto nelle esperienze di ecologia dello sguardo consiste nel sostare su alcune opere d’arte simboliche (di qualunque genere), prestando particolare attenzione ad alcune semplici indicazioni, messe a punto dall’Istituto di Ricerche Immaginali e Simboliche (IRIS) di Milano sotto il nome di Pedagogia immaginale: fedeltà all’opera, estroflessione e assenza di giudizio.

Le tre indicazioni della Pedagogia immaginale aiutano a restare sulle immagini nella loro complessità, anziché depredare l’opera di facili risposte e giudizi affrettati nell’ordine del giusto e dello sbagliato, del bene e del male. Le opere simboliche vengono scelte per affinità a un tema di particolare interesse. Tra i temi sui quali le opere immaginali sono state “interrogate” nell’ambito di questo sito: l’orientamento, l’ispirazione creativa, la leadership, il lavoro di gruppo e il rapporto tra uomo e natura.

Esperienze di ecologia dello sguardo

Orientamento e riorientamento attraverso l’arte 

La pedagogia immaginale è una pedagogia dello sguardo, che per mezzo di un atteggiamento di riguardo verso le cose, permette loro di mostrare la loro “ciascunità e destinazione” (Paolo Mottana).

L’opera dello sguardo è il risultato di un’operazione alchemica: imparando dai maestri dell’arte (i mentori immaginali) e ripercorrendo a ritroso le fasi alchemiche da loro attraversate durante la creazione artistica, possiamo imparare a creare il nostro elisir, la nostra opera autentica, che è la nostra vita.

Prendendo in esame le opere d’arte che più ispirano sul tema dell’orientamento attraverso le fasi del metodo immaginale, possiamo sviluppare quello sguardo diffuso e attento capace di restituire l’anima alle cose. Questa cura dello sguardo ha effetti positivi nell’orientamento e permette di aiutare studenti, giovani e a trovare la propria missione imparando a vederli per ciò che essi sono, attraverso gli occhi dell’anima. 

L’atteggiamento verso il futuro professionale dei propri figli o in generale degli studenti, risente sempre più delle logiche strumentali con cui tendiamo ad assegnare alle cose ruoli e compiti a noi propizi, ma che ne snaturano l’essenza. Le scuole stesse “preparano” gli studenti secondo parametri istituzionalizzati che tengono in scarso conto le peculiarità e unicità dei giovani, che si vedono incanalati verso carriere che non li rispecchiano e rinunciano a immaginarne una propria. 

Lo stesso accade con chi da anni ha imboccato una di queste carriere, che non lo soddisfano e desidera dare una svolta alla propria carriera professionale adottando strumenti diversi da quelli che l’hanno portato nella situazione attuale. 

Attraverso l’arte e la pedagogia dello sguardo è possibile accostarsi alla propria vita come a un’opera d’arte, recuperando la visione necessaria per re-immaginarla. L’ecologia dello sguardo può essere d’aiuto a studenti, giovani, professionisti che desiderano cambiare carriera e anche a educatori, genitori, professori alle prese con l’orientamento dei loro ragazzi. 

Ecologia dello sguardo per artisti

Qualsiasi opera simbolica è un’esemplare della grande opera alchemica, che nasce da una dissoluzione dello sguardo individuale dell’artista (come dell’iniziato ai misteri dell’alchimia) che, dopo una discesa verso i territori oscuri della terra e dell’acqua e una resa incondizionata ai valori femminili della sconfitta, risale con barlumi di una nuova consapevolezza che si concretizza soltanto nella messa in opera concreta, attraverso un fare di ordine diverso rispetto a quello puramente attivista e accecante dell’agire comune. Nell’opera, la materia acquista il senso della resa alla materia stessa, diventa perciò una materia spirituale, cosa che nell’azione inconsapevole risata una materia morta, da sfruttare e manipolare per poi passare ad altra materia, in una ricerca di senso che non si esaurisce se non con la cessazione dell’attività del suo fautore.

Non esiste in realtà differenza fra la materia, l’oggetto, la res cogita, e la res extensa, colui che la conosce, il soggetto che la utilizza. Ogni divisione è sintomo di una non comprensione di fondo, laddove nell’opera tutto è compreso – oggetto e soggetto non sono più divisibili. 

In questo percorso attraverseremo le fasi creative dello sguardo attraverso l’accostamento paziente a opere ritenute simboliche e pregnanti di senso – frutto sicuro di una processualità alchemica seguita più o meno consapevolmente da parte del suo autore. 

Il continuo inabissarci nell’opera ci permetterà di sviluppare uno sguardo diffuso, laterale, non solo sull’opera in questione, ma anche sul tema che l’opera simbolica cerca di interpretare, senza peraltro mai esaurirne completamente i significati e le sfaccettature di senso, ma facendone emergere barlumi che ci riconnettono con il tutto ricollocandoci nel reticolo di corrispondenze tessuto da quel crogiolo di immagini collettive che è l’Anima del Mondo.   

In tal modo, anche lo sguardo sulla nostra natura si tramuta, rendendoci più sensibili e aperti su ciò che aspetta di mostrare il proprio volto – l’Anima delle cose, prisma e riflesso della nostra Anima profonda. 

Ecologia dello sguardo per leader, aziende e gruppi di lavoro

Un’esperienza estetica che passi attraverso uno sguardo immaginale, della soglia, diffuso, e capace di com-prendere, includere l’immagine nella sua complessità anziché ridurla a concetto, può servire sia ad artisti che a persone creative e spirituali ad acquisire doti e capacità di leadership senza svilire la propria sensibilità o “perdere l’anima” dietro a un’immagine di potere culturalmente indotta e vetusta.

La Pedagogia immaginale offre una lente e un metodo per guardare da un punto di vista simbolico temi come la leadership e la trasmissione di una cultura aziendale, calandosi in esempi di opere con sguardo diffuso e prolungato anziché attraverso sessioni di formazione frontali. Tale sguardo permette di  com-prendere e includere l’immagine nella sua complessità anziché ridurla a concetto, favorendo forme di leadership e di trasmissione culturale meno “granitiche” e per questo più adeguate ai tempi liquidi della modernità.

La direzione d’orchestra è un ambito artistico che evoca interessanti parallelismi sia con il tema della leadership che con quello della trasmissione di una cultura aziendale. L’invito è a seguire le indicazioni della pedagogia immaginale nella visione di alcuni film e documentari che ritraggono all’opera (in prova o in concerto) direttori d’orchestra capaci più di altri di infondere il proprio lavoro di uno sguardo poetico ed ecologico: in particolare Claudio Abbado, Leonard Bernstein e Sergiu Celibidache.

Sempre nell’ambito della direzione d’orchestra, è possibile incontrare esperienze nelle quali la presenza e necessità del direttore viene messa in discussione. Un’opera simbolica significativa in tal senso è il film “Prova d’orchestra” di Federico Fellini, che con le sue immagini mantiene intatta la complessità della riflessione sul tema del potere, che apre il campo a casi di orchestre tuttora operanti nelle quali la figura del direttore è istituzionalmente assente e la leadership ruota fra i musicisti, come la Orpheus Chamber Orchestra. O ancora in cui il direttore sa quando farsi da parte, come nel caso dei direttori già citati.