Intervistatore (Marco Epis): cosa è Psicomare?

Psicomare: Psicomare è il mare dei simboli, il modo in cui ci parla la nostra essenza profonda, l’anima (Psiche per i greci).

ME: Cosa ha a che fare con il tuo lavoro e come può essere utile quello che fai con i simboli?

P: Uso i simboli nei miei consulti grazie ai quali sciolgo i nodi profondi nella vita delle persone.

ME: qual è il tuo background/retroterra simbolico? Quali percorsi hai seguito e soprattutto cosa hai appreso in ciascuno di essi?

P: come ogni vero percorso spirituale, anche il mio è fatto di incontri ed esperienze via via più affini e calibrate alla mia essenza. Mi sono avvicinato alla spiritualità prima all’università, solcando il ponte che collegava il pensiero dei grandi scrittori russi con la ricerca spirituale di Georg Ivanovich Gurdjeff.

Le mie esperienze di studio vertono sulla comunicazione interculturale e si sono svolte in Italia (lingue e letterature straniere a Bergamo, marketing e comunicazione a Milano) e all’estero (dove ho approfondito la cultura semiotica di Tartu-Mosca).

Conclusi gli studi, ho lavorato per dieci anni nell’azienda di famiglia, occupandomi perlopiù di programmazione della produzione e della logistica, di sicurezza e, nei primi anni, all’avviamento del reparto marketing, contribuendo all’ampliamento dell’azienda e alla scoperta della sua identità di marca).

Nel frattempo ho coltivato le mie grandi passioni artistiche: la musica e il teatro. Una delusione sentimentale mi ha portato ad approfondire i temi della seduzione e da lì sono giunto alla PNL e alla psicologia (con un fantastico percorso di terapia a indirizzo cognitivo-comportamentale, come paziente, durato 7 anni).

Nel frattempo, i Tarocchi e la Psicomagia di Alejandro Jodorowsky mi hanno catturato e portato letteralmente in un altro universo. Ho iniziato a interessarmi di simboli e rituali sciamanici finché, un bel giorno, su Facebook, non mi sono imbattuto nella promozione del Master in Culture Simboliche organizzato dall’università di Milano Bicocca.

Iscrittomi all’istante, lì ho appreso i mondi simbolici di Jung, Durand, James Hillman, oltre che di molte tradizioni simboliche. In questa sede ho appreso soprattutto il metodo immaginale (link a immaginale.it) attraverso il quale ho imparato ad entrare in un vivo e profondo contatto con l’opera d’arte e/o qualsiasi immagine simbolica, e a considerare le immagini e i simboli come fossero degli spiriti, delle manifestazioni delle divinità (ciò che nella psicologia del profondo viene detta “immagine archetipica”).

Nel frattempo, altrettanto casualmente, in Italia ho conosciuto Calixte, uno sciamano del Togo, con il quale ho intrapreso un percorso spirituale che dura tuttora dopo 7 lunghi anni.

A fine 2020 lascio l’azienda famigliare, ormai cresciuta e solida nella propria identità di marca, nelle mani dei tre fratelli per dirigere l’attenzione verso ciò che stimola di più il mio interesse: il mondo della non-terapia estetica, della cura dell’anima attraverso i simboli e il sacro.

Per professionalizzare le esperienze simboliche acquisite, tra il 2020 e il 2022 frequento e concludo i percorsi di formazione in Life Coaching Immaginale, Ikigai Mentoring, Shinrin Yoku (bagni di foresta) e Yoga Sciamanico presso la italo-svizzera Imaginal Academy. Grazie a questi percorsi ho potuto comprendere meglio alcune chiavi importanti e comuni alle diverse forme di sciamanesimo presenti nel mondo.

A inizio 2023, infine, concludo la prima grande tappa del percorso iniziatico nello sciamanesimo africano con un altro viaggio in Africa (il quinto in sette anni).

ME: Perché questo interesse per l’Africa?

P: l’animismo africano (chiamato “vodu” nella lingua locale, letteralmente “spirito”) è la forma di spiritualità più antica e ancestrale. Eredita le pratiche e le divinità dell’Antico Egitto, da cui impararono anche i Greci che in seguito dettero vita alla nostra tradizione simbolica, filosofica e spirituale.

ME: il vodu non ha a che fare con le bambole trafitte da aghi e spilli?

P: sgombriamo subito il campo da equivoci e luoghi comuni. Esiste una forma di spiritualità ancestrale, che aiuta a ritrovare le proprie radici, e, parallelamente, esiste la stregoneria o magia nera, che mira a ottenere scopi personali a danno di altri. Anche la prima punta al benessere, alla salute e al successo economico e professionale, ma è l’intenzione che cambia. Gli strumenti e le pratiche sono simili ma le intenzioni sono diverse, come le conseguenze. Nel primo caso, per chi opera a fin di bene, i benefici comprendono salute, ricchezza e integrità spirituale (e psicologica); nel secondo caso (per chi pratica la stregoneria o magia nera) gli effetti sono nefasti.

Io stesso ho sentito una divinità parlare per bocca di un’adepta in tali termini: “occhio a scherzare con le divinità (praticare la stregoneria); le divinità ti avvisano, ti mettono in guardia, ma se non ascolti i loro avvertimenti e non ti ravvedi, è peggio per te”.

ME: dove in Africa hai potuto fare queste esperienze, se si può sapere? E soprattutto come ci sei arrivato e come non hai avuto paura di finire vittima della magia nera?

P: grazie a Calixte, uno sciamano del Togo, che ho conosciuto e frequentato per diversi anni in Italia, dove lui stesso ha vissuto per quindici anni, prima che si trasferisse definitivamente in Togo nel 2018. Lì, nell’entroterra di questo piccolo Paese (se confrontato con altri Stati africani), ha dato vita a un progetto grazie al quale persone di tutto il mondo possono viaggiare e soggiornare in terra d’Africa per ritrovare qui le proprie radici.

Questo progetto ha preso vita con la creazione del centro culturale Agbemò, che letteralmente significa “la via della vita”. Il centro è un’oasi felice che nasce all’incrocio tra due fiumi, all’interno di un villaggio come tanti altri nell’entroterra del Togo, dove ancora le persone di carnagione bianca, in lingua locale “Yovo”, sono appellate ad alta voce per le strade, come fossero creature rare e misteriose.

Questo centro in questi anni è cresciuto molto e ad oggi ospita già da tempo persone (occidentali o di altre località africane) desiderose di immergersi nelle proprie radici ancestrali e pronte a compiere un percorso di rigenerazione interiore e di evoluzione spirituale. O anche, più semplicemente, desiderose di conoscere l’Africa rurale soggiornando in un luogo caratteristico,  suggestivo e protetto dal punto di vista energetico.

ME: hai mai avuto paura? Specialmente quando sei stato qui la prima volta…

P: mai, dal primo momento in cui sono arrivato in Africa per la prima volta, nel dicembre 2016.

ME: prima hai detto che a inizio 2023 hai concluso una tappa del percorso. Quale e cosa è avvenuto? Vuoi raccontarci qualcosa?

P: sì, ho ricevuto l’iniziazione e l’abilità per fare consulti, grazie ai quali posso sciogliere i nodi e i problemi che attraversano le persone nella loro vita quotidiana e nella loro ricerca di abbondanza, realizzazione e felicità personale, affettiva e professionale.

È stato un percorso impegnativo, che mi ha visto viaggiare cinque volte in Africa oltre che praticare ogni giorno a casa.

ME: Come si svolge un consulto? Quanto costa?

P: dipende da cosa emerge. La persona viene da me, espone la propria questione, formula il proprio obiettivo o desiderio profondo. Successivamente interrogo gli oggetti sacri e in base alle pratiche, alle offerte rituali di cui emerge la necessità definisco il prezzo.

ME: progetti futuri?

P: a partire dall’ultimo viaggio, ho deciso di organizzare io stesso dei viaggi esperienziali in Africa, come quelli che ho compiuto io, per mettere anche altre persone nelle condizioni di realizzarsi attraverso un viaggio che magari comincia in Africa ma prosegue per tutta la vita. Non a caso il nome del centro Agbemò si traduce con “La via della vita”.

ME: Vuoi raccontarci qualcosa? Ad esempio, come è strutturato il soggiorno tipo per chi volesse fare questa esperienza? Come si arriva al villaggio? Come ci si muove e soprattutto cosa si ha l’opportunità di fare in questo viaggio?

P: L’esperienza varia molto in funzione dei partecipanti, del periodo dell’anno e dei diversi eventi che hanno luogo durante il viaggio.

Solitamente il viaggio inizia prima della partenza. Cerco di incontrare individualmente ciascuno dei candidati, di persona se possibile o anche online, per conoscerne le intenzioni e sondarne la disponibilità a mettersi in gioco in vista di un cambiamento profondo che indubbiamente interesserà la sua vita.

Quello che conta non è tanto l’esperienza pregressa in ambito di viaggi spirituali (che comunque non guasta), quanto la consapevolezza che non si tratta di un viaggio di piacere e di relax: sebbene non mancheranno i momenti ludici (specialmente grazie ai bambini del villaggio, che partecipano numerosi alla vita del centro) è fondamentale essere pronti al nuovo e non aspettarsi di ritrovare le comodità che si lasciano a casa.

Calixte ha fatto molto in questi anni per rendere la vita all’interno del centro il più vicino possibile alla vita in Italia (complice la sua ventennale esperienza di vita nel nostro Paese): risultato di questi sforzi è certamente la cucina, addirittura piastrellata, allestita con cura e rifornita di molti accessori inusuali nelle cucine africane; per non parlare dei bagni e delle docce, addirittura rivestiti di piastrelle e sorprendentemente abbelliti da conchiglie incassate nel muro e nel pavimento.

Anche le abitazioni dove si pernotta sono accoglienti e prevedono qualche comfort in più (leggi: letto e materasso) rispetto all’austero stile africano (che prevede di dormire per terra); ciò nondimeno non c’è da aspettarsi di soggiornare in un albergo con l’acqua calda (che peraltro non serve, visto il clima equatoriale di queste zone).

Durante l’incontro invito anche il candidato a formulare un obiettivo di rinnovamento importante e a condividerlo con me, al fine di poter fare un primo consulto riguardo alle azioni necessarie alla sua realizzazione, da intraprendere una volta giunti sul posto.

ME: puoi svelarci cosa ci attende durante il viaggio vero e proprio?

P: Certamente. Una volta atterrati a Lomé, la capitale del Togo, raggiungiamo Coco Beach, un fantastico hotel con i caratteristici bungalow sulla spiaggia, adombrati da enormi (e antiche) piante di cocco. In quel luogo particolarmente suggestivo e carico di energie, incontriamo Calixte, che officia subito un’offerta di ringraziamento all’oceano per il buon esito del viaggio.

Questo primo rituale è fondamentale perché vengono anche chieste alle divinità del mare e dell’acqua la protezione e il permesso di svolgere tutti i rituali e le pratiche successive, necessarie a realizzare gli intenti e le aspettative che ciascun candidato ha portato con sé (e che magari dal momento dell’incontro preliminare al viaggio si sono approfonditi e intensificati).

In questo viaggio è soprattutto richiesta lucidità e chiarezza mentale: più cose si riconoscono dentro di sé (soprattutto alle proprie aspettative), più cose si chiedono alle divinità e più cose si realizzano nel momento propizio.

Il primo pernottamento avviene nei caratteristici bungalow sulla spiaggia di Coco Beach: un ottimo modo per entrare in contatto con la terra d’Africa, mediato dall’energia dell’oceano e dal suono delle potenti onde che si riversano sulla spiaggia.

Il giorno successivo, solitamente, si parte subito alla volta di Govié, un paesino a circa 4 ore di automobile da Lomé, dove ha sede il centro Agbemò.

I primi giorni a Goviè servono per ambientarsi nel nuovo posto ed entrare in contatto con la cultura africana attraverso i numerosi stimoli offerti dal centro e dal villaggio circostante.

Servono anche per sbrigare le formalità giuridiche che includono la visita alle autorità locali affinché il soggiorno avvenga sotto i migliori auspici, sia da un punto di vista energetico che pratico.

Dopo qualche giorno di assestamento, si entra gradualmente nella preparazione ai grandi rituali, che avranno luogo nel primo o nel secondo weekend (a seconda del giorno di arrivo).

La preparazione può includere alcuni giorni di ritiro dentro se stessi, sempre a seconda del tipo di rituali e di iniziazioni necessarie per ciascun candidato.

I rituali sono un’occasione per riunire l’intera comunità e spesso ad essi partecipano anche sacerdoti, sciamani e sacerdotesse di altre località, che vengono in visita “scortati” da troupe di percussionisti.

La danza, il ritmo dei tamburi e il canto hanno un aspetto fondamentale nella vita spirituale di questi luoghi, perché è attraverso questo mix (coreografato da costumi, gesti e setting specifici) che le divinità vengono evocate per ricevere le offerte rituali.

Il venerdì sera si aprono letteralmente le danze, che si protraggono fino a notte inoltrata, in funzione delle divinità evocate e di quelle che si manifestano.

Il giorno successivo (solitamente il sabato) è dedicato alle offerte rituali, che includono frutta, uova, dolci, biscotti, caramelle e anche, talvolta, sacrifici animali (i più frequenti sono galline, galli, colombe, tacchini, faraone, capretti, montoni). Gli animali vengono sgozzati per donarne il sangue alle divinità che, così, vengono “nutrite” attraverso i relativi “altari”, che vengono così “caricati” energicamente. Dopodiché il corpo dell’animale viene tagliato e cucinato per tutta la comunità che ha preso parte alle cerimonie. Solitamente, nella cultura animista africana, il sacrificio rituale è l’unica occasione per mangiare carne (che appunto viene consumata in maniera rituale e quindi consapevole del viaggio che l’animale ha fatto nel mondo infero, morendo e sacrificandosi come cibo per la divinità).

Durante queste cerimonie, in particolare in concomitanza con le offerte rituali e con le danze sacre, si verifica spesso il fenomeno della possessione: le divinità scendono nei corpi delle sacerdotesse che sono ad esse iniziate e danzano, dialogano e si mescolano con il genere umano.  Ci tengo a sottolineare che, per quanto possa essere inusuale nella nostra cultura, né i sacrifici animali né la possessione costituiscono un pericolo per chi volesse avventurarsi alla scoperta di questo mondo.

Le danze e i canti sul ritmo dei tamburi, e talvolta anche altri cortei, proseguono e accompagnano sia la giornata del sabato che quella della domenica, nella quale solitamente si concludono le cerimonie rituali.

La settimana successiva è solitamente più calma, serve a stemperare l’energia accumula durante i rituali, a terminare eventuali offerte emerse durante il weekend e a riprendere contatto con la realtà locale: la vita del villaggio, il paesaggio e la natura circostanti, qualche visita a persone e luoghi sacri particolarmente significativi.

Questi sono anche i giorni più “magici” in cui tutto ciò che è stato seminato inizia lentamente a produrre i suoi frutti. È anche il tempo in cui nascono le cose più inaspettate e per questo difficili da descrivere.

Dopo alcuni giorni a Govié si fa ritorno a Lomé, dove è possibile, ancora per qualche giorno (il rientro a Lomé varia sempre da situazione a situazione) fare qualche escursione all’interno della città o godersi un momento di relax sulla spiaggia sotto i cocchi di Coco Beach, prima di raggiungere l’aeroporto e affrontare il viaggio di rientro a casa.

ME: quanto costa il viaggio?

P: c’è una parte fissa, che comprende i pernottamenti (a Coco Beach e a Govié), gli spostamenti (tra aeroporto e Coco Beach e tra Coco Beach e Govié) e tre pasti al giorno (alcuni presso il centro Agbemò, altri presso locali e ristoranti caratteristici individuati di volta in volta sul posto). C’è poi una parte variabile da persona a persona in funzione delle offerte rituali, delle persone che intervengono durante i giorni dei rituali e di altre variabili non prevedibili.

Calcolata su quindici giorni la quota fissa è di 1500 €. Invito le persone che partecipano al viaggio a portarsi con sé una quota analoga a quella fissa, per poter ovviare alle necessità che sopraggiungono in quei giorni con una certa tranquillità. Le offerte rituali richiedono un esborso non indifferente, ma è provato (per esperienza diretta) che tutto ciò che investi nell’offerta alle divinità, ti tornerà moltiplicato.

Oltre a queste cifre, sono escluse e da aggiungere il viaggio dell’aereo (che solitamente si aggira sugli 800 euro con partenza da Milano o Roma), le vaccinazioni (tra cui, obbligatoria, è la febbre gialla), le profilassi antimalariche (dai 70 euro ai 300 euro in funzione delle vaccinazioni facoltative effettuate e delle profilassi scelte) e altre spese mediche (come i tamponi per chi non è vaccinato – 150 euro) e le spese del visto per entrare in Togo (50 euro).

In conclusione, il budget indicato per un’esperienza davvero life-changing come questa è di circa 4000-4500 euro.

ME: cosa può portare questo viaggio? Cosa puoi dire per gli scettici riguardo alla tua esperienza personale?

P: tanta pace, felicità, abbondanza, gioia, dolcezza. È un viaggio che trasforma intimamente e profondamente la vita di chi lo compie. La trasformazione non avviene in chiave razionale ma sottile, impercettibile. Gli errori e gli ostacoli in cui prima incappavi così di frequente tutto ad un tratto cominciano a sembrare sciocchezze facilmente superabili, magari sbagli o ricaschi ancora per qualche volta ma te ne accorgi prima e un bel giorno ci cammini sopra senza nemmeno pensarci.

Ti svegli una mattina e ti accorgi che le cose appaiono diverse da come sembravano prima. Tutto è più leggero, semplice, veloce, facile. Per lo sciamano (questo avviene in tutte le tradizioni sciamaniche in tutto il mondo) fare sforzi per ottenere la felicità, o persino la ricchezza, è inconcepibile. Lui mette tutto nelle mani degli Dei, delle forze della natura, che fanno il lavoro per lui. Per questo si occupa di ciò che può offrire agli Dei in cambio di ciò che chiede per sé e per le persone che a lui si rivolgono.

È un viaggio magico, un’esperienza unica che mi sento di consigliare solo a coloro che desiderano portare un profondo cambiamento nella propria vita a costo di qualche rinuncia di comodità e di fare un tuffo nell’ignoto. Servono fede e coraggio.

ME: il mare di Psicomare potrebbe essere proprio questo ignoto?

P: esattamente, bellissima osservazione. Non possiamo conoscere cosa ci accadrà per davvero domani, persino oggi tra qualche ora. Ciò che possiamo fare è semplicemente farci amiche le forze della natura affinché gli eventi che desideriamo per il nostro avvenire siano propizi e lieti.

ME: Altri progetti?

P: Mi piacerebbe creare le condizioni affinché chi va in Africa sia preparato quanto basta per fare un’esperienza completa e chi non va possa ugualmente esplorare le proprie radici attraverso un contatto vivo e profondo con la cultura africana, sia a livello pratico (attraverso i consulti e le pratiche rituali annesse) sia divulgativo (attraverso seminari e altri contenuti di approfondimento).

A tale scopo sto creando un centro a Manerba del Garda, dove permettere alle persone di avvicinarsi gradualmente alla cultura africana e di esplorare le proprie radici ancestrali, in percorsi compiuti e non per forza legati a un viaggio in Africa.

È difficile entrare nella cultura africana, ancora più in quella animista, ma quando scopri alcune chiavi, e hai la fortuna di conoscere un posto come Agbemò e uno sciamano come Calixte, questo è possibile. Scopri così che la cultura africana condivide molto con le tue radici (soprattutto quelle ancestrali, pagane, che si rifanno alle ricette curative delle nonne e che hanno tutte uno sfondo alchemico).

Oltre che con l’alchimia e la tradizione ermetica (vera e propria magia), ci sono dei punti in comune molto interessanti tra la cultura africana e altre tradizioni occidentali come la psicologia del profondo di Jung e la psicologia archetipica di James Hillman; ma anche con altri indirizzi di ricerca, come la pedagogia immaginale o la fenomenologia della musica (un vero e proprio animismo musicale).

Questo intreccio di culture, che trova già piena applicazione nei miei consulti, merita uno spazio a sé stante che ho deciso di dedicargli attraverso seminari, attività divulgative e pratiche esperienziali che permettano di assaggiare, parzialmente ma comunque compiutamente, la magia che avviene in Africa. Per chi poi partecipa al viaggio questa preparazione contribuisce a intensificare l’esperienza sul posto.

ME: come è possibile avvicinarsi alla cultura animista africana dall’Italia?

P: ci tengo prima di tutto a dire che la cultura africana ti accoglie e ti fa sentire subito a casa, perché le radici dell’Africa sono davvero le radici ancestrali di ogni uomo sulla Terra. Fa parte del suo DNA, tutti siamo simbolicamente e miticamente passati dall’Africa, e questo è il solo piano che davvero conosciamo, perché quello scientifico e oggettivo ha i suoi punti deboli.

Detto questo, attraverso i seminari esperienziali che organizzo a Manerba del Garda è possibile comprendere nel profondo sia dal punto di vista pratico (attraverso pratiche rituali, danze, il suonare insieme ritmi diversi) sia dal punto di vista simbolico e immaginale. Anche quest’ultimo è un aspetto molto pratico, perché tutta la cultura africana è pratica.