Da Capo?
Il regista Federico Fellini dedica un film alla direzione d’orchestra, che diventa una vera e propria riflessione sul potere, e in particolare sul ruolo e la necessità del leader (il direttore).
Un gruppo di orchestrali, forti della protezione sindacale, decide di ribellarsi al direttore, che si fa da parte, paziente, finché l’insurrezione avviata dagli orchestrali assume toni e dimensioni incontrollabili. Quando tutto va in pappa, il direttore raccoglie gli animi e la bacchetta e ricomincia a dirigere, più spietato e intransigente di prima.
Dentro questa cornice di apparente rassegnazione, Fellini ci regala tuttavia uno sguardo “altro” sugli orchestrali, visti per la prima volta nella loro unicità umana e musicale. Emersa nel film con il pretesto di un’intervista televisiva, la telecamera , la telecamera mette in scena la vita nell’orchestra: durante l’esecuzione musicale, ma anche nei “momenti morti”, come durante la pausa nel bar o in sala, o all’entrata dei musicisti, fino all’insurrezione in cui le diverse voci cercano alternative all’organizzazione verticale che ruota intorno al direttore (c’è chi dà un calcio al podio e chi porta un grande metronomo al suo posto, che poi qualcun altro distrugge).
In questo modo, proprio mentre il direttore si chiude nel suo ruolo (e nel suo camerino), rimpiangendo il passato (quando il direttore era una sorta di profeta), la telecamera si sostituisce e diventa una sorta di “nuovo direttore” che, senza mai farsi vedere, fa dei musicisti e dell’orchestra nel suo insieme i veri protagonisti del film e, per analogia, del concerto e della produzione (musicale).
Al di là della ribellione, andata in pappa, è questo cambiamento di sguardo, messo in essere dalla telecamera, a fare la differenza.
Nell’assenza non si poteva sentire più presente
Qualcosa di molto simile allo spirito che anima il film di Fellini sembra trapelare da questo documentario sull’Orchestra Mozart, “l’ultima figlia” tra le molte orchestre fondate da Claudio Abbado. Anche qui lo spazio principale è riservato agli orchestrali, mentre il direttore, come vuole il termine, dà semplicemente una direzione, uno scopo: “divertirsi facendo musica insieme”.
Il direttore Claudio Abbado ha sempre insistito nel proprio lavoro sui valori dell’ascolto reciproco tra gli orchestrali, che un anno dopo la morte del Maestro eseguono una parte del concerto in sua memoria senza nessun direttore sul palco e facendo tesoro del suo insegnamento.
Nessuno al podio
La Orpheus Chamber Orchestra suona senza direttore dagli anni ’70, quando è stata fondata, e da alcuni decenni insegna il proprio metodo nelle organizzazioni aziendali.