ME: Perché questo interesse per l’Africa?
P: l’animismo africano (chiamato “vodu” nella lingua locale, letteralmente “spirito”) è la forma di spiritualità più antica e ancestrale. Eredita le pratiche e le divinità dell’Egitto, da cui impararono anche i Greci che in seguito dettero vita alla nostra tradizione simbolica, filosofica e spirituale.
ME: il vodu non ha a che fare con le bambole trafitte da aghi e spilli?
P: sgombriamo subito il campo da equivoci e luoghi comuni. Esiste una forma di spiritualità ancestrale, che aiuta a ritrovare le proprie radici, e, parallelamente, esiste la stregoneria o magia nera, che mira a ottenere scopi personali a danno di altri. Anche la prima punta al benessere, alla salute e al successo economico e professionale, ma è l’intenzione che cambia. Gli strumenti e le pratiche sono simili ma le intenzioni sono diverse, come le conseguenze. Nel primo caso, per chi opera a fin di bene, i benefici comprendono salute, ricchezza e integrità spirituale (e psicologica); nel secondo caso (per chi pratica la stregoneria o magia nera) gli effetti sono nefasti.
Io stesso ho sentito una divinità parlare per bocca di un’adepta parlare in tali termini: “occhio a scherzare con le divinità (praticare la stregoneria); le divinità ti avvisano, ti mettono in guardia, ma se non ascolti i loro avvertimenti e non ravvedi le tue intenzioni, è peggio per te”.
ME: dove in Africa hai potuto fare queste esperienze, se si può sapere? E soprattutto come ci sei arrivato?
P: grazie a Calixte, uno sciamano africano che ho conosciuto e frequentato per diversi anni in Italia (dove lui stesso ha vissuto per quindici anni).
nel 2018, dopo essersi trasferito definitivamente in Togo, nell’entroterra di questo piccolo Paese (se confrontato con altri Stati africani), ha dato vita a un progetto grazie al quale persone di tutto il mondo possono viaggiare e soggiornare in terra d’Africa per ritrovare qui le proprie radici.
Questo progetto ha preso vita con la creazione del centro culturale Agbemò, che letteralmente significa “la via della vita”. Il centro è un’oasi felice che nasce all’incrocio tra due fiumi, all’interno di un villaggio come tanti altri nell’entroterra del Togo, dove ancora le persone di carnagione bianca, in lingua locale “Yovo”, sono appellate ad alta voce per le strade, come fossero creature rare e misteriose.
Questo centro in questi anni è cresciuto molto e ad oggi ospita già da tempo persone (occidentali o di altre località africane) desiderose di immergersi nelle proprie radici ancestrali e pronte a compiere un percorso di rigenerazione interiore e di evoluzione spirituale. O anche, più semplicemente, desiderose di conoscere l’Africa rurale soggiornando in un luogo caratteristico, suggestivo e soprattutto protetto dal punto di vista energetico.
ME: hai mai avuto paura – ad esempio di finire vittima della magia nera? Specialmente quando sei stato lì la prima volta…
P: mai, dal primo momento in cui sono arrivato in Africa, nel dicembre 2016.
Anche per questo, a partire dall’ultimo viaggio, ho deciso di organizzare io stesso dei viaggi esperienziali in Africa, come quelli che ho compiuto io, per mettere anche altre persone nelle condizioni di realizzarsi attraverso un viaggio che magari comincia in Africa ma prosegue per tutta la vita (non a caso il nome del centro Agbemò si traduce con “La via della vita”).