Come dicevano gli antichi, gli dei vanno riconosciuti. Gli spiriti sono immagini, idee, pensieri, emozioni, sensazioni. Se non sai dialogare con gli spiriti, gli spiriti – i tuoi stessi pensieri – ti possiedono. Saper dialogare con gli spiriti è un’arte sciamanica importante, che richiede fede. Ci vuole fede nel fatto che l’invisibile esista per dialogare con esso. Bisogna sapere che c’è e avere fede e anche amore, perché quello con gli spiriti è un dialogo basato sull’amore. Grazie alla capacità di dialogare con gli spiriti, lo sciamano è in grado di viaggiare attraverso i mondi e di realizzare gli obiettivi dell’Anima. Selene Calloni Williams

Fino al 2014 non sapevo quasi nulla di sciamani e animismo. Una sera mi sono infilato per caso in un corso di danze e percussioni africane, che si teneva a pochi passi da casa mia, a Brescia. In quell’occasione ho avuto l’inaspettato privilegio di conoscere lo sciamano africano Calixte Hountondji, che era venuto in Italia alcuni anni prima con il folle intento di trasmettere la cultura animista in Europa. Da allora proseguo con Calixte un percorso di consapevolezza e crescita interiore, che mi ha portato a fare esperienza diretta della cultura animista attraverso diversi viaggi in Togo.

Nella cultura animista non c’è distinzione tra arte, spiritualità, natura e corpo. Anche la danza, la musica e le percussioni rientrano nel rituale sciamanico, che è celebrazione della vita nel suo aspetto sacro e divino.

Dopo vent’anni trascorsi in Italia, nel 2018 Calixte si è trasferito definitivamente in Togo per fondare un centro nel quale conservare e diffondere la cultura animista. Grazie al progetto “Agbemò, la via della vita”, ospita persone di tutto il mondo che desiderano immergersi nella cultura animista africana ed evolvere spiritualmente.

La mia curiosità mi ha spinto a cercare forme di conoscenza analoghe alle grandi tradizioni spirituali orientali ma calate nella cultura occidentale, di cui potessero condividerne le sfide quotidiane. Con mia soddisfazione ho trovato tutto questo nelle tradizioni simboliche come l’alchimia e l’astrologia archetipica e la psicologia del profondo. Tutte queste tradizioni sono anche dette immaginali perché si fondano sull’Anima che, secondo James Hillman, filosofo e psicanalista, è l’atto stesso dell’immaginare.

Selene Calloni Williams è stata allieva di James Hillman e di lui scrive: La novità del punto di vista di Hillman – l’aspetto rivoluzionario della sua psicologia – è stata nell’intenzione di portare l’analisi fuori da un rapporto a due medicalizzato e nella scelta di polarizzare l’attività psicologica e psicoanalitica su altri centri dinamici: l’anima e l’archetipo.

Psicologa, antropologa e scrittrice di best-seller internazionali nella ricerca spirituale, Selene Calloni Williams ha fondato in Svizzera la Imaginal Academy, in cui insegna e trasmette pratiche di meditazione che uniscono l’immaginazione attiva di Carl Jung (maestro di Hillman e padre della psicologia del profondo) e tecniche di guarigione profonda apprese a contatto con sciamani siberiani, asiatici e sudamericani. Queste meditazioni aiutano a ristabilire una connessione con la dimensione sacra e profonda, deprogrammando la mente dai condizionamenti culturali e sociali. Ogni mattina Selene tiene gratuitamente una diretta in cui propone meditazioni brevi e ripetute, dette One Minute Immersion (OMI).

Da luglio mi sto perfezionando presso la Imaginal Academy per diventare Life Coach immaginale (anche detto “Immaginalista”), titolo riconosciuto da AISCON (Associazione Italo Svizzera di Counselling e Coaching) per la legge 4/2013.

Per approfondire le pratiche di sguardo sciamanico:

  • James Hillman: “Il sogno e il mondo infero”; “Psicologia Alchemica”; “L’anima del mondo e il pensiero del cuore”; “Anima”; “Il codice dell’anima”
  • James Hillman, Sonu Shamdasani: “Il lamento dei morti, La psicologia dopo il Libro rosso di Jung”
  • Selene Calloni Williams: “James Hillman, il cammino del “fare anima” e dell’ecologia profonda”
  • Selene Calloni Williams: “La Sesta Stella”; “Mantra Madre”; “Ci credo, ci riesco”; “Diverso e vincente”; “Il cibo del risveglio”; “Yoga sciamanico”; “Le carte dei Nat e le costellazioni familiari”

“Secondo James Hillman, filosofo e psicanalista (1926–2011), gli archetipi sono i modelli più profondi del funzionamento psichico, le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. […] Carl Gustav Jung, negli anni trenta, aveva individuato in essi le forme primarie delle esperienze vissute dall’umanità nello sviluppo della coscienza. Pure forme, o immagini condivise da tutta l’umanità, sedimentate nell’inconscio collettivo di tutti i popoli, senza alcuna distinzione di luogo e di tempo.” Selene Calloni Williams

La “torta a tre strati” raffigurata a lato (tratta dal sito di Laurence Hillman), aiuta a comprendere cosa siano gli archetipi: forze profonde, inconsce e istintive che influenzano le motivazioni stesse alla base dei comportamenti. Essi esistono in ogni cultura e possono essere anche intesi come “stili immaginativi”, lenti attraverso cui vedere ogni evento, sviluppando la prospettiva simbolica e non letterale dell’anima.

Nel mito, gli archetipi sono le divinità che muovono i fili del destino umano; per questo James Hillman dà loro il volto delle divinità del pantheon greco, all’origine della civiltà occidentale. In astrologia, gli archetipi sono assimilati ai pianeti in cielo, secondo il principio “così in alto, così in basso”. Nella psicologia del profondo sono anche le voci sconosciute che ci parlano interiormente e ci spingono talvolta a scelte, parole e comportamenti insoliti. Nelle culture animiste e sciamaniche tali voci corrispondono agli avi e nella metafora teatrale possono essere visti come personaggi che mettiamo in scena nella vita quotidiana, talvolta inconsapevolmente e secondo automatismi di cui è utile prendere consapevolezza.

Richard Olivier, regista teatrale e consulente aziendale (già citato per il lavoro su Enrico V), e Laurence Hillman, consulente e astrologo archetipico, hanno messo a punto un metodo che condensa le pratiche di trasformazione teatrale con la psicologia e l’astrologia archetipiche.

Ogni individuo nasce potenzialmente con tutti gli archetipi ma alcuni di essi vengono più naturali di altri, lasciati “dietro le quinte”. Le pratiche di sguardo archetipiche, e in particolare gli strumenti di Archetipi al lavoro (TM), permettono di riconoscere e sviluppare di volta in volta gli archetipi adatti ad affrontare le diverse vicende della vita personale e professionale.

Il mio avvicinamento agli archetipi nasce grazie alla formazione astrologica di Marina Giazzi, operatrice olistica, che mi ha insegnato a leggere il tema natale astrologico e a rilevare le carenze archetipiche da colmare successivamente con strumenti spagirici (secondo gli insegnamenti di Paracelso).
Dopo il Master in Culture simboliche ho approfondito l’approccio archetipico all’astrologia grazie ai testi di Laurence Hillman (autore del libro “Planets in Play”) e di Thomas Moore (autore del saggio “I pianeti interiori” sull’astrologia psicologica di Marsilio Ficino).
Nella primavera del 2020 ho frequentato un training tenuto da Richard Olivier e Laurence Hillman, e da allora sono facilitatore e coach archetipico, regolarmente iscritto alla Gilda dei Praticanti del metodo Archetipi al lavoro (TM).

Puoi approfondire le pratiche simboliche adottate nei training attraverso queste fonti:

  • James Hillman, Revisione della psicologia
  • James Hillman, La vana fuga dagli dei
  • James Hillman, David Miller, La rinascita degli dei e delle dee
  • Thomas Moore, I Pianeti Interiori, L’astrologia psicologica di Marsilio Ficino
  • Laurence Hillman, Richard Olivier, Archetypes at work
  • Laurence Hillman, Planets in Play

“Chiunque con la preghiera, con lo studio, con la vita, con i costumi, imita la magnificienza, l’attività, l’ordine dei celesti, divenuto così simile agli dei, ne riceve doni più abbondanti.”
“È invero una disciplina di grande importanza comprendere bene quale spirito, quale forza, quale cosa significano in particolare questi pianeti”.

Marsilio Ficino