“Perché era il tempo la materia di cui erano fatti i suoi oggetti, scandito nella singolarità del momento, era il loro sommesso passaggio nell’anima;
e la compassione per il loro vanire diventava memoria, che ne faceva immagini archetipiche, eternamente sognanti.”

(F. DonFrancesco, L’artefice silenziosa”, citato in: P. Mottana, L’opera dello sguardo)

Il simbolo è un ponte grazie al quale le cose, da oggetti materiali di consumo, diventano materiale per l’immaginazione e acquistano dignità tale da generare un’esperienza intima dell’esistenza. Per “accorgersi che le cose esistono” è necessario uno sguardo prolungato e diffuso come quello di poeti e artisti, che è stato oggetto di riflessioni da parte di pensatori della psicologia del profondo come Henry Corbin, Carl Jung, James Hillman.

Paolo Mottana, professore di filosofia dell’educazione presso l’Università di Milano Bicocca, si rifà a questa tradizione immaginale e propone una “rieducazione dello sguardo” all’immaginale e al simbolo attraverso la pedagogia immaginale. Ho avuto la rara fortuna di partecipare a una delle due edizioni del Master in Culture Simboliche per le professioni dell’arte, della cura e della formazione e di frequentare alcune delle numerose iniziative messe in atto dal professor Mottana e dal suo entourage all’interno dell’istituto IRIS (Istituto di Ricerche immaginali e Simboliche). Grazie ad esse, in particolare, ho potuto apprendere e praticare in particolare il metodo immaginale, uno strumento grazie al quale “leggere” simbolicamente e attraverso modalità guidate fenomeni artistici e culturali di rilevanza simbolica ed entrare in contatto con la dimensione profonda che ci mette in relazione con il mondo.

La pedagogia immaginale trova applicazione anche come Controeducazione e Educazione diffusa in alcuni progetti pilota avviati in alcune scuole lombarde. Desidero infine ricordare Marina Barioglio, collaboratrice di Paolo Mottana, che con dolcezza ha trasmesso a me come a tanti compagni di viaggio la sua devota passione per la ricerca immaginale.

Per approfondire le pratiche di sguardo simboliche:

  • Paolo Mottana, L’opera dello Sguardo, Braci di Pedagogia Immaginale
  • Paolo Mottana, Cauda Pavonis, Trasmutazioni per mezzo dell’Arte Simbolica
  • Paolo Mottana, L’arte che non muore, L’immaginale contemporaneo
  • Paolo Mottana e Marina Barioglio (a cura di), Mentori Immaginali
  • Marina Barioglio, Poetico dello Spazio educativo, La radura immaginale per abitare la terra
  • Marina Barioglio, Eros, Corpo, Notte, Ricerche Immaginali
  • Marina Barioglio, La danza delle streghe. Energie femminili per una pedagogia spregiudicata

Il business per sopravvivere ha un disperato bisogno del contributo dell’arte. Creatività, fantasia, flessibilità, capacità di adattamento e di comunicazione, una certa tendenza visionaria e un’apparente insicurezza da sempre fanno parte della “dieta” di ogni artista; ma oramai, anche le imprese cominciano a capire che l’arte ha ben altro da offrire che una bella serata fuori casa o l’opportunità di una sponsorizzazione.

Richard Olivier, Enrico V, lezioni di leadership da Shakespeare

Lo sguardo artistico è capace di soffermarsi sulle cose e coglierne la verità profonda. Prendere lezioni di leadership da Shakespeare, da un poeta o un direttore d’orchestra significa seguire una traccia estetica privilegiata da cui immaginare il mondo. Entusiasmo e passione non si possono improvvisare, neppure a teatro.

Le pratiche di sguardo artistico includono documentari e prove di direttori d’orchestra capaci di ispirare orchestre formate da alcune centinaia di professionisti, di fondare e dirigere orchestre giovanili in tutto il mondo, formare direttori d’orchestra e persino favorire la formazione di orchestre capaci di condursi senza direttore (come la Orpheus Chamber Orchestra).

Tali testimonianze ispirano su un piano umano, che trascende le questioni musicali. Vedere all’opera direttori come Claudio Abbado, Leonard Bernstein e Sergiu Celibidache (in ordine da sinistra nelle foto) mentre aiutano orchestrali e allievi a trovare contatto con la propria voce e il proprio sentire profondo, evoca l’immagine di educatori, mentori e psicopompi.

Quando ci ispiriamo a esempi di leader reali, corriamo il rischio di identificarci e perdere noi stessi nel mito in cui ci identifichiamo. Il mezzo teatrale può fornire esempi di leader potenzialmente presenti in ogni essere umano e calati in situazioni concrete, capaci per questo di stimolare la capacità immaginativa.

Enrico V è uno di questi personaggi, un giovane re alle prese con un traguardo ambizioso e risorse insufficienti, almeno sulla carta. La saggezza di Shakespeare e l’esperienza di Richard Olivier, regista e consulente inglese mettono a disposizione importanti lezioni di leadership, che ho adattato alla realtà imprenditoriale italiana.

Anche la poesia può aiutare a entrare nella dimensione estetica propria dell’anima e osservare da questa posizione privilegiata temi come la leadership e le relazioni di gruppo, in famiglia e al lavoro. Ne sono particolari portavoce, tra gli altri poeti come Franco Arminio, fondatore del movimento della Paesologia; William Ayot, autore di una antologia di poesie sulle dinamiche di lavoro, e Alejandro Jodorowsky, poeta, cineasta autore tra gli altri dei film Poesia senza fine (Poesia sin fin) Psicomagia, un’arte che cura. 

Per approfondire le pratiche di sguardo artistiche:

  • Richard Olivier, Enrico V: Lezioni di Leadership da Shakespeare
  • Claudio Abbado, La musica scorre a Berlino, conversazione con Lidia Bramani
  • Franco Arminio, La cura dello sguardo
  • Alejandro Jodorowsky, “Psicomagia”
  • Alejandro Jodorowsky, “Manuale Pratico di Psicomagia”
  • William Ayot, Email from the soul, Leadership poems
  • Howard McConeghey, Art and Soul