NB: Tutti i contenuti di questo articolo sono tratti da: Thomas Moore, Pianeti interiori, L’astrologia psicologica di Marsilio Ficino, Moretti e Vitali, Bergamo, 2008; Capitolo 14. La vita ben temperata)

Il terapeuta ficinano moderno

Senza la preoccupazione del maturare, dello sviluppo secondo una certa norma, di una gerarchia di valori psichici, delle aspettative di progresso e di cambiamento, dei progetti e delle mete di miglioramento di sè e di una fantasia profondamente radicata di adeguamento a una società senex, senza tutte queste preoccupazioni, allora, il terapeuta è libero di lasciare che l’immaginazione faccia il suo lavoro.

(DA: POLITONALITÀ: LA MUSICA DEGLI DEI)

Come terapeuta, Ficino era piuttosto indiretto, per usare un eufemismo. Suonava la sua lira, dispensava spezie e profumi, portava i suoi pazienti a passeggiare in campagna, e sceglieva per loro gli amuleti e le pietre appropriati. Anche preso proprio alla lettera, il suo è un buon esempio da seguire: Ficino sapeva infatti, intuitivamente e nella teoria, che la psiche ha bisogno d’immaginazione. Con la magia naturale – quel canale di spirito che scorre fra gli oggetti e la coscienza – la psiche perde il suo disordine, la sua condizione “mal-temperata”.

Un terapeuta ficiniano moderno potrebbe seguire l’esempio del maestro e trovare ogni genere di cose capaci di trasformare l’immaginazione in esperienza psichica. Non c’è niente che sia fuori luogo: le erbe, la fotografia, la musica, la danza, il viaggio, le piante, i profumi, le opere d’arte di qualunque tipo, i musei, i viaggi in aereo, i romanzi, la meditazione, il massaggio, l’isolamento, la scuola, la lettura, il teatro, il recitare, il costruire, gli sport, l’astronomia e l’astrologia.

Tutte queste cose, o nessuna di esse, può essere usata per temperare la psiche, a seconda della presenza dell’immaginazione e di un autentico interesse per l’anima. Qualunque cosa la psiche presenti nel sogno, nella fantasia, nell’anelito, nel desiderio, nella brama, nella paura, nel terrore, nel rimorso o nell’amore, può essere immaginata e quindi portata più in profondità.

Questo è il processo del temperare, e questo è il significato della psicoterapia, la cura dell’anima, nel contesto ficiniano. Lo psicoterapeuta dotato d’immaginazione guarda, insieme al suo paziente, dentro la matassa di immagini contenute nella superficie degli eventi. Può fare l’alchimista aiutando il suo paziente a cuocere i rifiuti che sono rimasti in giro semi-marci per anni. Può fare l’astrologo che mappa i pianeti e disegna la carta delle costellazioni. Può fare il mago che pratica qualche antica o moderna arte della memoria con la quale sono rivelati i “sacri aperti segreti”, nascosti nelle immagini che permeano la vita e affollano la coscienza.

IL CONSIGLIO DI FICINO A PARIDE

(da: Politonalità: la musica degli dei)

Il temperare, dunque, richiede un tocco leggero, sia che avvenga in terapia, formale o informale, oppure mentre ci si occupa delle proprie fantasie. A differenza della maggior parte delle psicologie, questo approccio ficiniano non sostiene la repressione né consiglia la compensazione, tutte e due misure senex. Di fronte a tutte le varietà di dinamiche della psiche, questo approccio cerca di ottenere i benefici di tutte.

Ficino ha incoraggiato questo atteggiamento accettante ricorrendo in alcuni suoi scritti alla storia del giudizio di Paride. Secondo il mito, Paride si trovò a dover scegliere fra tre dee: Era, Afrodite e Atena. Quando Afrodite semplicemente slacciò il fermaglio della sua tunica, questo gli bastò: scelse lei, vinse Elena e fu la Guerra di Troia. Ficino interpretò queste dee come le allegorie della saggezza, del piacere e del potere, e ammonì il suo amico e protettore, Lorenzo [De Medici, ndr], che coloro i quali preferiscono una divinità sopra le altre finiscono per pagarne lo scotto. Lo stesso Socrate, dice Ficino, scelse Minerva e vinse la propria morte.

Lorenzo invece

niuna di queste tre Dee sprezzò, perché tre ne vidde, e tre secondo i meriti loro adorò.

Di fronte a una scelta fra gli dei, sceglili tutti. Questo è il consiglio pratico, politeistico, di Ficino. Sopporta l’ambiguità, la confusione e l’illogicità della visione politeistica, perché altrimenti si ottiene la chiarezza e il controllo, l’integrazione e un senso di interezza, ma a spese dell’energia psichica.