A conversazione con Laurence Hillman

Traduco un’imponente intervista tra Ray Grasse e Laurence Hillman, pubblicata inizialmente in The mountain Astrologer e ripubblicata qui da Ray Grasse il 9 maggio 2019

Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti.

William Shakespeare


Cresciuto in Svizzera e fluente in cinque lingue, Laurence Hillman si è trasferito negli Stati Uniti all’età di 23 anni e vive con la sua famiglia a St. Louis, Missouri. Attualmente svolge intensamente la professione astrologica, con clienti provenienti da tutto il mondo, e tiene lezioni universitarie sia negli Stati Uniti che all’estero. Il suo sito web è http://laurencehillman.com la sua mail Laurence@lhillman.com; e il suo nr di telefono (314) 997-7744.

Ho conversato con lui nel giugno 2010 sulle dimensioni archetipiche dell’astrologia, la connessione tra astrologia e teatro, i nodi lunari e la sua visione degli eventi attuali.


Ray Grasse: Cominciamo dall’inizio. Come sei arrivato all’astrologia?

Laurence Hillman: Dunque, da adolescente, io mi annoiavo a Zurigo, in Svizzera. Mia madre era molto appassionata di astrologia e, giusto perché avessi qualcosa da fare, mi propose di studiare astrologia con un amico di famiglia che conoscevo da tempo, e che era un astrologo di professione. Quando mi presentai, lui mi chiese: “E così sei venuto a studiare astrologia?” risposi: “In un certo senso…”. Dopodiché, dopo appena dieci minuti di lezione, ebbi la chiara sensazione che questo era ciò che avrei desiderato fare per il resto della mia vita. Il mio pensiero successivo fu: “Mi dedicherò a tempo pieno a questo quando avrò compiuto 40 anni, perché ci sono un sacco di altre cose che voglio fare prima.” E questo è più o meno ciò che è successo. Ho iniziato a farlo a tempo pieno quando avevo 38 anni, sebbene a quell’età praticassi astrologia già da vent’anni.

RG: Sei cresciuto in un humus famigliare profondamente psicologico. Come questo ha influito sulla tua percezione generale delle cose, incluse l’astrologia?

LH: Sono cresciuto in un ambiente intriso di concetti di psicologia del profondo anziché, diciamo, di psicologia comportamentale o motivazionale, che in sè non contengono i concetti di un “inconscio” o “motivazioni profonde” come fa la psicologia del profondo. Per questo motivo, dalla tenera età, è sempre stato naturale per me immaginare che abbiamo una psiche e, di conseguenza, una “storia” interiore, spesso quasi del tutto inconscia.

Siamo esseri complessi con un universo virtuale ricco di impulsi e motivazioni interiori, e non una macchina di impulsi elettrici e chimici da comprendere meccanicamente o biologicamente. La psicologia del profondo è già “archetipica” fin dall’inizio.

Più tardi, quando ho scoperto l’astrologia, ho trovato che offriva il linguaggio perfetto per descrivere questa psiche con la propria vita interiore attiva. L’astrologia è incredibilmente ricca di risonanza metaforica e immaginale, e non una maniera sterile, analitica di vedere la vita o la psicologia.

Infine, il teatro mi ha offerto un’altra metafora per descrivere ciò che immaginavo si celasse dentro di noi: abbiamo tutti un palcoscenico interiore – la psiche – dove si svolge il nostro dramma interiore. I dieci pianeti sono come personaggi che interagiscono sul palcoscenico di quel dramma interiore. Studiare quel dramma interiore, la “psico-logia” diventa naturale per me. In parte, questa è la mia natura, la mia storia interiore, ma mi fu d’aiuto crescere in un ambiente dove regnava il linguaggio della psicologia del profondo.

RG: Il tuo percorso di formazione ha giocato un qualche ruolo in tutto questo?

LH: Indubbiamente. Ho frequentato un istituto steineriano – sono chiamate scuole Waldorf qui negli Stati Uniti. Per coloro che non lo sanno, queste scuole offrono un’educazione prevalentemente legata all’emisfero destro del cervello, dando rilevanza a materiale come le fiabe, la mitologia e la musica, e tutto questo ha contribuito ad arricchire la mia immaginazione. Grazie a questo e al gergo pesantemente junghiano della mia famiglia, ho imparato a guardare il mondo attraverso lenti in gran parte psicologiche e archetipiche – e questo includeva l’astrologia.

Tendo a pensare a come e perché le persone fanno ciò che fanno, ma in maniera psicologica. In altre parole, mi chiedo frequentemente: “Hmm. Qual è la storia sottostante?” Mi domando quali modelli archetipici sono all’opera in questa situazione. Mi immagino letteralmente una rappresentazione teatrale in corso all’interno delle persone in ogni dato momento. I temi natali sono come istantanee congelate di un film che cambia in ogni momento.

RG: Forse dovremmo chiarire cosa significa “archetipo”.

LH: la parola stessa significa “modello originale”, il che suggerisce un modello fondamentale a partire dal quale le altre cose sono plasmate. Se traduciamo questo nella vita umana, i modelli archetipici sono esperienze che tutti noi abbiamo fatto, come se fossero basate su un prototipo. Perciò, l’universalità è una chiave per capire gli archetipi. In un approccio archetipico all’astrologia, i pianeti sono gli archetipi, i modelli universali.

Quando osserviamo Mercurio in un tema natale, per esempio, pensiamo a quello che potrebbe essere chiamato il personaggio del Briccone. L’archetipo del Briccone si trova virtualmente in tutte le culture nel corso della storia, perciò quando guardiamo Mercurio nel tema di qualcuno, sappiamo che stiamo guardando un modello universale che possiamo tutti riconoscere. Ma come astrologi, possiamo osservare da altri indizi come quella figura di Mercurio/Briccone interagisce con gli altri pianeti. Possiamo iniziare a capire come quel particolare Mercurio va in scena per quella persona. È un venditore d’auto che parla velocemente? È un mago? Un matto? Queste piccolezze sono rivelate dalla posizione e dalle interazioni di quel Mercurio.

Oltre agli archetipi come il Briccone o l’Eroe o il Maestro, ci sono esempi più astratti, come l’innamorato. Se ti innamori nella Siberia o in Egitto, per esempio, oggi come 2000 anni fa, l’esperienza umana è simile. Lo spasimo per l’amato, le formiche nello stomaco, quel dolce languore – questi sentimenti sono archetipici perché sono universali. Facciamo tutti esperienza di questi archetipi. A volte ci piacciono, altre volte ne soffriamo, e a volte non ne siamo neppure consapevoli.

RG: Quale valore ritieni che abbia questa maniera archetipica di comprendere la vita?

LH: Dunque, la risposta immediata è che si tratta di “medicina preventiva”! Come ho detto a un cliente proprio questa mattina, proverei a chiedermi e immaginare cosa vuole il mio Marte, piuttosto che lasciare che sia un aggressore a farlo! Non si tratta di rappacificare Marte, ma di avere la possibilità di scegliere come vorrei farne esperienza. Facciamo tutti esperienza di Marte nelle nostre vite, questo è un dato di fatto. È incontrovertibile, perché Marte è un archetipo presente sul palcoscenico di chiunque.

L’idea di poter scegliere come fare esperienza di Marte è controintuitiva rispetto a ciò che pensano alcuni dei miei clienti, che hanno sviluppato l’idea che Marte sia cattivo, dannoso o pericoloso a causa di come ne hanno parlato alcune delle fonti tradizionali.

Non condivido quell’idea, perché non credo che ci siano pianeti buoni e pianeti cattivi a quella maniera. Mi interessa piuttosto conoscere il principio archetipico su cui si fonda Marte.

E posso arrivarci osservando alcuni concetti cari a Marte – come ad esempio motivazione, lotta, separazione, sessualità – e posso iniziare a fare una lista di modi in cui voglio esprimere quel Marte, e agire di conseguenza.

Ciò che è psicologico rispetto a questo approccio è che impedisce alla gente di usare la psicologia come alibi per le proprie circostanze.

RG: Cosa intendi per “usare la psicologica come alibi per le proprie circostanze”?

LH: Non siamo ciò che siamo a causa di ciò che ci è stato fatto, o a causa della nostra incapacità di cambiare la nostra carta natale, o per qualcosa che è successo nel passato. Questi sono solo tentativi di scaricare le colpe rispetto ai nostri problemi, e non porta da nessuna parte. Piuttosto, siamo quello che scegliamo di fare con le esperienze che ci capitano, e come ci addentriamo nel nostro tema natale riguardo a quella particolare esperienza nel presente. C’è una enorme differenza! E questo implica anche un ventaglio molto più grande di possibilità. Nulla è fatale o prefissato. Una volta che comprendiamo quale archetipo è alla base di qualsiasi problema in cui ci capita di imbatterci, abbiamo una flessibilità enorme nel risolverlo.

RG: Puoi fare un esempio specifico?

LH: Okay, immagina di avere la Luna quadrata a Saturno. Un manuale semplicistico potrebbe interpretarlo come tendenza alla depressione, inclinazione alla malinconia, stasi emotiva, o persino una madre anaffettiva. Prima di tutto, inizio col dirti che non vedo questa Luna quadrata a Saturno come un “problema”. Non è questo il mio linguaggio, malgrado alcuni astrologi possano pensarla in quei termini. Io la vedo piuttosto come una storia, e come in qualunque buona storia, c’è una lezione da imparare. Se ritengo che imparare abbia senso, allora ci sarà un tesoro nascosto in quella lezione, in quella storia. Sono del tutto consapevole che alcune lezioni sono difficili e alcune del tutto orribili, quindi non lo sto negando, assolutamente. Ma se questo è tutto ciò che posso offrire, cosa porterebbe ai miei clienti?

Se etichetto questa quadratura come un problema, sto portando più danno che beneficio. Sto semplicemente confermando quella serie orribile di eventi e sentimenti che loro stanno già provando sulla propria pelle. Se la etichetto e la impacchetto in quel modo, non c’è via d’uscita per loro.

RG: E quindi cosa fai esattamente?

LH: Okay, immaginiamo che il “problema Luna-Saturno” è qui sulla mia mano sinistra; potrei persino chiedere ai miei clienti di aprire la propria mano sinistra e visualizzarlo qui. Per qualche ragione, questa quadratura potrebbe essersi manifestata in uno dei modi più infelici che ho già descritto, come depressione o problemi con la madre. Pertanto, nella loro mano sinistra c’è ora l’esperienza accumulata di quel doloroso Luna-Saturno, che è veramente solo un mucchio di merda rinsecchita.

Ma poi chiedo ai miei clienti di porgermi la loro mano destra, e iniziamo a guardare come quella storia di Luna-Saturno potrebbe essere letta in un modo più costruttivo – per esempio, la capacità di tenere sotto controllo le proprie emozioni, che sarebbe di grande aiuto per un giudice o un arbitro. Un altro esempio di Luna-Saturno costruttivo potrebbe essere costruire case per i terremotati di Haiti. Queste espressioni di quel “problema” sono altrettanto valide come la possibilità di cadere in depressione, una madre fredda, o la malinconia.

Vedi, ciò che accade successivamente è che la merda nella mano sinistra diventa fertilizzante nella mano destra. Quello che sto dicendo è che, se davvero comprendi il nocciolo profondo della questione, puoi ora dire: “Quel vecchio modo non è il modo in cui voglio vivere la mia Luna-Saturno! Voglio vivere la mia Luna-Saturno facendo questo, questo e quest’altro al loro posto.” E quel nuovo modo è ora qui nella tua mano destra.

Ci sono tanti modi per rispondere al modello Luna-Saturno quante sono le persone nel mondo, davvero, perché abbiamo flessibilità riguardo a come esprimiamo questi impulsi archetipici. Ma se guardi semplicemente a quello che c’è nella tua mano sinistra, puoi passare la tua intera vita in terapia, analizzando, incolpando o sentendoti in colpa per quello che succede là sopra nella tua mano sinistra.

RG: Questo ci conduce nel territorio tra fato e libero arbitrio. O sbaglio?

LH: Sì. Ci sono molti termini in voga quando si parla di fato, come karma, caso, fortuna, destino, e predestinazione. Invece di provare a distinguere ciò che significano, cercherò di spiegare cosa io comprendo che sta succedendo nelle nostre vite.

Primo, abbiamo una personalità, e questo è ciò che ci viene mostrato nell’oroscopo; è la somma totale di tutte queste parti. A volte le chiamiamo tratti del carattere, a volte li chiamiamo pianeti, a volte archetipi, ma in qualsiasi modo li chiamiamo, di base sono i personaggi che impariamo a conoscere sul nostro palcoscenico personale. Alcuni sono in conflitto, altri vanno più d’accordo, e alcuni non si relazionano in alcun modo con gli altri – e tutto questo è visibile nel tema natale. Il tema rivela i nostri modi generici di rapportarci alle circostanze in cui ci imbattiamo nel corso delle nostre vite.

Ma il punto qui è che non c’è “un solo modo” in cui tali caratteri si esprimono nel mondo, conformemente a qualche formula tradizionale scritta in un libro. Abbiamo bisogno di riportare l’immaginazione nell’astrologia e fare di essa una forma d’arte più che una scienza. Niente del tema natale significa niente in maniera fissa e certa! Marte nella Quinta casa non significa che una persona farà il gigolo o si sentirà particolarmente libidinoso. Certo, potrebbe anche significare queste cose in alcuni casi, ma se diciamo al cliente, “è così”, non stiamo permettendo che emerga un senso intuitivo di come quel particolare Marte potrebbe esprimersi. Quello stesso Marte potrebbe, esattamente allo stesso modo, significare che quella persona metterà un sacco di energia nell’allevare i figli o in progetti creativi, o in qualsivoglia numero di cose. Archetipicamente Marte ha a che fare con motivazione, forza, esuberanza, e dove Marte si posiziona mostra semplicemente dove mettiamo quell’energia.

Perciò “fato” sarebbe il fatto che Marte ha bisogno di essere espresso attraverso il principio della Quinta casa, in qualunque segno esso si trovi e in qualsiasi aspetto è con gli altri personaggi del tuo dramma. Ci sono alcuni limiti, certamente – il tuo Marte non è nella Settima o nell’Undicesima – perciò questo è il tuo “fato”, potresti dire. A sua volta, il “libero arbitrio” è come scegliamo di esprimere quel Marte, come rispondiamo a quell’energia. Il libero arbitrio deriva dal fatto che ci sono tanti modi di esprimere quel Marte quante sono le persone nel mondo. E non c’è libro o interpretazione automatica al mondo che può contemplare tutto questo.

RG: Mi viene in mente che questo modo di pensare pose alcuni problemi al tuo editore quando stavi scrivendo il tuo ultimo libro, “Pianeti in scena” (Planets in Play).

LH: Sì! Mi venne chiesto dal mio editore di includere alcuni capitoli che elencavano i pianeti nelle case e nei segni, con significati relativamente fissi. Questo mi parve molto limitante. Il modo in cui risposi alla richiesta fu di descrivere i costumi e gli allestimenti scenici attraverso cui potrebbe comparire un particolare “attore” interiore. L’idea era di mescolare l’immaginazione invece che dare una ricetta univoca.

Per esempio, per Marte in Cancro ho scritto: “Questo Marte è vestito in tuta da lavoro. Si sta preparando a imbiancare il soggiorno. Lo troverai costantemente alle prese con riparazioni e messe a punto di cimeli di famiglia e altri oggetti antichi di cui va a caccia nei mercatini…” e via dicendo. Questo offre un’immagine più dinamica. E tutte le volte che leggo temi natali, mi accorgo che emergono intuitivamente nuove immagini di Marte in Cancro.

Mi rammarico che alcuni dei miei clienti siano usciti da letture astrologiche che parlano in termini di assoluti categorici come “mai” o “sempre” o “impossibile”.

Non vedo l’astrologia in termini assoluti. Cerco piuttosto di offrire ai miei clienti delle immagini che essi possano plasmare in qualcosa di personale e col finale aperto.

RG: Alcuni anni fa, fui sorpreso nel sentirti dire che non vorresti mai leggere i temi natali dei tuoi figli – non fino a quel punto, in ogni caso. L’ho trovato affascinante, perché non ricordo nessun altro astrologo che abbia detto qualcosa del genere.

LH: Dunque, penso che avere un figlio sia come ricevere in mano un seme. Lo semini nel suolo e vedi cosa accade. Mi interessa di più scoprire che tipo di pianta sia che provare ad analizzare la pianta prima ancora che sia germogliata. Pensavo che ci fosse più mistero, più rispetto per loro, a non “sapere troppo”. La questione era di onorarli abbastanza da permettere loro di mostrarsi a me prima che io potessi vederli a mio modo, attraverso un filtro speciale come l’astrologia.

RG: Volevi sperimentare la loro essenza non mediata da un costrutto intellettuale?

LH: esattamente. Sapevo anche che l’astrologia è uno strumento fantastico e che avrei potuto usarlo se necessario. E l’ho usato, ed è stato molto utile.