La fine è nell’inizio

I video che seguono sono alcune testimonianze del lavoro svolto dal direttore rumeno Sergiu Celibidache per promuovere una visione alternativa della direzione d’orchestra e dell’esecuzione/produzione musicale in genere, dove sparisce il concetto di interpretazione, soggettiva a cura del direttore e interprete, e subentra un ascolto autentico delle condizioni che generano un’esperienza unica e irripetibile, sia per i musicisti che per gli ascoltatori.

Il direttore sosteneva che solo ciò che accadeva in certi momenti e in certe condizioni fosse, effettivamente, musica: a questa esperienza, irripetibile e mai uguale a sè stessa, concorrono l’ascolto di come l’opera agisce sulla coscienza e delle condizioni ambientali presenti al momento dell’esecuzione.

Affinare questo ascolto significa muoversi verso una condizione nella quale non ci sono più né direttori né musicisti. Il direttore, nella fattispecie del video, è solo qualcuno che ha affinato una capacità di ascolto comune e affidabile da tutti gli orchestrali e gli interpreti.

In un’azienda questo significa muoversi verso una condizione nella quale non è più il leader (capo reparto, capo progetto, imprenditore) a dare l’impulso, l’obiettivo, il compito, così come il ritmo, il tempo, ma è il gruppo, l’azienda nel suo insieme che, attraverso un ascolto sempre più intenso, determina sia l’obiettivo che le modalità e condizioni nelle quali l’obiettivo si concretizza in un tempo e luogo definiti.

Ascoltare il silenzio

Secondo il direttore Claudio Abbado, il pubblico migliore è quello che sa “ascoltare il silenzio” e sa quando è il momento giusto per applaudire alla fine dei concerti.

Questo ascolto partecipato è segno di una connessione profonda che si instaura durante il concerto tra musicisti e pubblico e che dura anche dopo che la musica cessa.

Si tratta di essere coinvolti in un obiettivo e/o un ideale così grande e potente che vada oltre le individualità e gli interessi personali, e nel quale possano sentirsi coinvolti sia coloro che lavorano attivamente ad esso (le persone del gruppo o dell’azienda) sia i clienti e gli altri stakeholders. Un ideale di questo genere (e gli obiettivi intermedi per portarlo in essere) può riguardare la natura (comprare un pezzo di montagna per farne una riserva protetta), la bellezza (progetti artistici che accomunano tutti) o le future generazioni (creare ad esempio delle possibilità formative che aiutino le future generazioni a ritrovare sè stesse, supplendo all’offerta scolastica).

Questi ideali diventano dei “leader invisibili” che orientano le “orchestre aziendali” verso un futuro “per il quale svegliarsi contenti, ispirati ed entusiasti la mattina”.

Smettere di lavorare e iniziare a lavorare con passione e piacere al servizio di un ideale

Gli strumenti della visione immaginale, essendo accomunati dall’interesse per l’Anima, aiutano ad affinare questa capacità di ascolto e di connessione con un ideale per il quale “mettersi al servizio”. Infatti, l’Anima individuale è indissolubilmente legata a quella collettiva e non c’è veramente un’Anima individuale disconnessa da un’Anima collettiva.

Perciò, imparare ad ascoltare la propria Anima porta a una capacità di ascolto grazie alla quale tutto avviene in un flusso creativo costante e in totale assenza di sforzo.